Via Soghe, 62
Arcugnano (VI)
Questo locale, sui Colli Berici, è un solido punto di riferimento per gustare piatti preparati con sapienza e profondità di gusto. Il nome dell’insegna – Penacio (termine dialettale che indica le corna del bue) – svela la schietta origine contadina della famiglia proprietaria che, da un secolo, attraverso le generazioni, onora la gastronomia vicentina: esempio perfetto di una tradizione che non si siede, ma riesce sempre a rinnovarsi e a proporsi con meditata vivacità perché, come sosteneva il poeta statunitense Thomas S. Eliot, «La tradizione non si può ereditare e chi la vuole la deve conquistare con grande fatica». # Imera Gianello e il marito Roberto Mattiello, che assieme alla figlia Niki Eveline gestiscono il locale, sono esattamente così: persone serie che propongono piatti vitali e non scontati, vivaci e non artificiosi, classici ma non stanchi. Vivono – questi straordinari ristoratori – quello che Igor Stravinskji riassumeva con queste parole: «La vera tradizione non è la di un concluso, ma la viva che e informa di sé il presente». E per rendersi conto della veridicità di queste parole è sufficiente provare la «pasta 40 a 1» (chiamata così perché si usano quaranta tuorli e un chilo di farina) condita a seconda della stagione. I tartufi, raccolti personalmente, come le erbe e i funghi, assicurano autentiche sorprese. La selvaggina, gli spiedi e le carni sono da sempre una specialità, come pure i bigoli e il baccalà alla vicentina. # La carta dei vini è generosa e non cara, il servizio sorridente, il conto sui 45 euro.